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Lo scorso 19 ottobre, presso la sala Ubaldi, si è svolta una conferenza dal titolo “Pace nella città: attualità di Agostino”, organizzata dal Centro studi Riganelli in collaborazione con l’Azione Cattolica diocesana e FaberArtis. Relatore è stato il prof. Luigi Alici, docente ordinario di filosofia morale presso l’Università di Macerata, presidente nazionale di Azione Cattolica nel periodo tra il 2005 e il 2009 e tra i massimi esperti di Agostino d’Ippona, vescovo e filosofo del IV secolo, oggi quanto mai attuale. L’incontro, in particolare, verteva sul XIX libro de “La città di Dio” dell’ipponate, denominato il libro della pace cui Alici ha recentemente dedicato una pubblicazione. Nell’introduzione del direttore Carlo Cammoranesi e di Sonia Ruggeri, si è ricordato con fervore e commozione Aldo Crialesi, scomparso un anno e anima da sempre del Centro don Riganelli, “cattolico appassionato capace di mettersi continuamente in gioco”. Moltissimi i ragazzi presenti in sala, alcuni accompagnati dai propri insegnanti, altri accorsi autonomamente, che hanno mantenuto vivo l’interesse lungo tutto il corso della conferenza. Nel suo intervento, Alici ha tentato di mostrare l’attualità dell’opera di Agostino, in particolare di questo XIX libro cui il suo ultimo lavoro è dedicato. Il nucleo principale attorno cui il libro e il discorso del professore si svolgono e che ha un’immediata valenza per noi, abitanti di un mondo sempre più scisso ed individualista in cui parlare di popolo appare quasi retrogrado ed idealistico, è la pace. Questa è il “riflesso tranquillizzante dell’ordine”, è l’ordine del creato e non riguarda solo la vita sociale o interiore dell’uomo, ma anche la natura e il cosmo. Mentre però nella natura la tensione verso l’ordine è automatica, nell’uomo è frutto della libertà e dunque non scontata: fa capo alla nostra responsabilità. Ci sono quattro sfere concentriche in cui l’uomo deve impegnarsi nel portare la pace: anzitutto nella famiglia, poi nella città, nel mondo e infine in tutto il creato. La pace a questi livelli è una conquista fragile che deve essere mantenuta e ricercata continuamente. Il cristiano ha una responsabilità particolare: non deve cadere nella tentazione di rimandare ogni cosa alla vita dopo la morte, elevandosi su un piedistallo di superbia, ciò sarebbe ipocrisia. Costruire la pace nella società è un dovere concreto da cui nessuno può esimersi. Essere popolo non è qualcosa di già dato, ma è un cammino in cui lo stato da raggiungere e mantenere è la concordia, letteralmente “quando tutti i cuori battono insieme”. Ciò è impossibile senza pace, senza ordine. Questo è il vero collante di un popolo, ben prima del diritto. Se manca la concordia, manca anche il popolo e lo stato si riduce ad un’infrastruttura di leggi vuote. Quando “La città di Dio” fu scritta, l’impero romano stava vivendo la profonda ferita inferta dal sacco di Roma del 410. I pagani accusarono i cristiani di aver rammollito lo spirito dei romani con le loro idee di amore e di pace, ma Agostino risponde con fermezza: non è stato il troppo amore a disgregare Roma dall’interno, ma la mancanza di concordia. Il vero problema è che abbiamo perso la capacità di tessitura sociale e, come sempre accade nella storia, costruiamo muri e diamo la colpa al diverso.
Danilo Ciccolessi
[fonte: L’Azione del 03/11/2018]